martedì 31 dicembre 2013

31 dicembre 2013

Avrei voluto scrivere un bel post sull'arte, su come la concepisco, su cosa penso a riguardo ma sarò sincera, oggi sono senza l' ispirazione necessaria e la giusta concentrazione.
Per cui ho deciso di condividere un video che dia la carica positiva per affrontare un nuovo anno all'insegna della libertà e della fluidità di pensiero.

lunedì 30 dicembre 2013

MonicaSpicciani e Samalugi: Borse dipinte a mano (vietato copiare!)


Chi mi segue sa che con Samalugi firmo tutto ciò che concerne la mia attività artistica volta alla moda e all'arredamento. Le ultime due borse che ho realizzato mi creano disturbi della personalità! In effetti sono due veri e propri quadri della serie "animali colorati" ma realizzati su borse in pvc. Arte o moda? entrambe...firmate Samalugi ma sempre di Monica Spicciani!

E' con la parte modaiola che è in me che voglio partecipare al contest di GRAZIA.IT perchè sono 10 anni che realizzo abbigliamento artistico come queste borse, o come la linea FUORIONDA di t-shirt e Converse all star, tutti pezzi unici che sono stufi di rimanere nel marasma degli invisibili.




giovedì 12 dicembre 2013

Bulimia di vita

Più gli anni passano e più sai che il tempo a tuo favore diminuisce, questo è poco ma sicuro.
Meno tempo hai e più vuoi sfruttarlo al massimo.
Hai voglia di non perderti nemmeno un minuto, nemmeno un libro, hai voglia di vedere, di ascoltare, di dipingere, e dipingere e dipingere.
La routine apparentemente tranquilla della tua vita diventa faticosa, vorticosa, passi da una cosa all'altra senza riposo mentale, anche quando il fisico è fermo la tua mente lavora, pensa.
Senti il bisogno di lasciare le tue tracce poichè non hai sparso il tuo DNA attraverso i figli, semi del tuo passaggio sulla terra e così dipingi e comunichi con il mondo, esprimi pensieri e li getti nella rete nella speranza che qualcuno li colga e li senta propri, li condivida, che avverta una comunione con te, nella speranza che restino della tua persona almeno delle orme seppur virtuali.
Ogni minuto lo vuoi intenso di cose belle, hai voglia di conoscere e scoprire nuove cose, e ancora e ancora, non vuoi che la fine della vita ti possa cogliere ignorante, con un libro ammezzato o con un quadro non finito.
Frenesia di vita nascosta sotto una routine apparentemente monotona e pacifica.
Tutto nel tentativo di allontanare la morte.

giovedì 7 novembre 2013

Le mie perle twittere

ho raccolto un po' di tweets che ritengo rappresentativi della mia persona.
Per chi ha voglia di conoscermi un po'...

I sogni svaniscono al mattino, fuoriuscendo insieme alle prime parole che escono dalla bocca.

Cerchiamo il senso della vita per sopperire alla paura della morte. Ma se non ci fosse nessun senso? Se fossimo solo un caso?

Molecole arruffate. È come se il vento ti passasse attraverso, sconquassando tutte le cellule, creando disordine fisico e mentale.

La principessa Rossa incontrò l'uomo Nero. Dal loro amore ebbe origine un bel Bordeaux. E lo Bevvero insieme. #storiebrevi #amoreacolori

Ci addormentiamo sereni solo se pensiamo di risvegliarci. #buongiorno

Credo di aver avuto paura della morte già a 6 anni. E non ho più smesso. #pensieripositivi

Io ho paura di morire presto. E se piove di quel che tuona se riesco ad invecchiare mi vedo male. #pensieripositiviuncavolo

Un atteggiamento a favore di qualcosa va sempre a scapito di qualcos'altro. Scelte. #buongiorno

Certo che a furia di sentirti dire di NO il dubbio di esserti sopravvalutata ti viene. #dubbi

Spesso non viene dato valore ad un quadro regalato. Si paga per tutto, giusto farlo anche per l'arte.

Alcuni mali non sono dei tempi, sono dell'uomo. #riflessioni

Sono nata per dipingere, non per vendermi.Io mi pongo domande e mi arrovello a cercar risposte che non ci sono #comeavvelenarsilavita

Un quadro è mio finché lo sto dipingendo. Una volta dato in pasto al pubblico è di tutti, e ognuno ci vede dentro quello che vuole. #arte

Non puoi avere istinto nella lettura se non hai un ventaglio di possibilità. Se ignori non puoi scegliere, leggi solo ciò che hai.

Le sfaccettature di una personalità sono tante e alcune di esse possono infastidire.

L'arte è egoista. Avere qualcuno da amare complica le cose. La solitudine è il prezzo da pagare per il successo?

La solitudine è una benedizione se la scegli, forse. Avere accanto chi ti ama è bellissimo anche se comporta spesso delle scelte.

Il successo nel lavoro è una cosa, in arte un'altra. Se le dai spazio l'arte ti divora e con te tutto il resto.

Per quanto tu venga supportato, in nome di una relazione, devi in parte rinunciare a una parte di te. Ma forse è così per tutti

Amare è forse la cosa più complicata. Personalmente mi è più facile esprimermi tramite l'arte che saper "amare bene".

Volevo solo dire che amare davvero è più difficile che esprimersi attraverso l'arte. L'arte è egoista. L'amore vero no.

Spesso si confonde l'amore col bisogno e con il desiderio. Credo l'amore puro sia molto utopico.

Forse il suicidio giornaliero di una parte di noi è il prezzo da pagare per non essere soli. #amare

Ovvio che le rinunce che si fanno per stare in coppia siano ragionevoli, altrimenti non è amore ma sacrificio.

Io sto parlando di una parte di noi, non dell'intero. Anche chi sta con un'artista impara a rinunciare a qualcosa. Sono equilibri.

Un avvenimento non esiste se non filmato o fotografato e postato. Schiavi della tecnologia che ha preso il posto della memoria. #social

Chi è complesso lo è anche sui social, chi è superficiale idem.


mercoledì 16 ottobre 2013

Le "impressioni" di Lidice

Proprio stamani stavo pensando che i dipinti, una volta dati in pasto al pubblico, cessano di avere un proprietario, appartengono a chi li guarda. 
Certo chi li acquista può vederli dal vero, li può toccare e goderne ogni volta che vuole, ma non ne è il padrone assoluto.
Ognuno può vedere in un quadro ciò che vuole o può, in base alla sua sensibilità, al suo vissuto, al suo modo di ragionare.
Ognuno può trarre da un dipinto sensazioni, impressioni, conclusioni anche lontane da ciò che l'artista ha provato o pensato, o che nell'artista stesso possono essere inconsce.
L'amico e scrittore Lidice, conosciuto tramite Twitter (vedete che anche i socialnetwork sono utili?) mi ha mandato queste sue "impressioni" dicendo molto pudicamente che non volevano essere una recensione. A me le sue parole hanno fatto molto piacere ed ho pensato che sarebbe stato bello condividere con altri ciò che lui ha visto nei miei dipinti.
Buona lettura.

Non c’è un quadro di Monica Spicciani che non faccia pensare, spesso siamo quasi aggrediti dalle figure rappresentate, per poi rendersi conto che abbiamo bisogno di rifletterci sopra. L’immediatezza con cui ci colpiscono alcune figure della serie No – Tabù la ritroviamo anche nei volti di donna, in ogni espressione e pennellata c’è forza e carattere che ci colpisce subito per poi  vagarci dentro.
Interpretare queste opere vuol dire applicarsi ad un sentimento che l’artista vuole trasmettere riuscendoci.
I colori invitano alla meditazione facendo scomparire le figure dal suo carattere più immediato per farci assumere un atteggiamento di ricerca. A me succede questo quando guardo le sue opere. Quasi sempre riesco a trovare una via di lettura, una interpretazione, che al di là delle vere ragioni che l’artista pone, mi fa comunque comunicare con il quadro e rende per questo la cosa piacevole da ogni punto di vista.
C’è una raffigurazione delle cose in cui ritroviamo molti indizi di consapevolezza, generosità e speranza e che andrebbero analizzati non con della semplicistica psicoanalisi da principianti, ma con il rapporto che hanno con la vera arte del nascosto, del rendere le cose solo intuibili.
Queste riflessioni mi sono sorte dalla visione di Brest n° 8 che ancora una volta travolge con discrezione le aspettative di un occhio non esperto, ma incline alla lettura dei sentimenti.
La prospettiva di quel seno maturo ci indica più strade che fanno riferimento ad una sensualità materna da cui è difficile staccarsi e non riconoscere. C’è un desiderio di accoglimento  che rimane tale, che non si risolve nel modo consentito e che riflette i suoi riverberi sulla sfera sessuale ormai matura e mai del tutto esaustiva. Come se tutto diventasse parziale e insufficiente di fronte al desiderio primario. Un desiderio che non “sceglie” rimanendo latente come il capezzolo in primo piano che ci impone l’ambivalenza della nutrizione e del sesso come fonte di ogni possibilità.
La bellezza di queste opere resta nella forza che riescono ad esprimere, un insieme di carattere e consapevolezza che attraverso l’esplicito ci rende partecipi delle cose nascoste e ben misurate.
Per tornare ai colori che fanno sembrare i dipinti come filtrati da una tecnicismo medico moderno, fanno venire alla mente una sorta di cura che l’artista vuole affrontare con l’impeto guerriero della verità, di chi non si arrende.
 Mi sento di dare solo un consiglio a chi avrà il piacere di guardare un quadro di Monica Spicciani, non pensiamo soltanto all’evidente oppure ad una artista che vuole proporsi agli altri in modo semplice o quasi neutrale, ma in quel quadro che avete di fronte cercate sempre qualcosa perché c’è. Dirompente al pari dell’evidenza.
A portata di mano di ognuno di noi, elargito in modo originale o classico nei contenuti, ma sempre con dentro un surplus di idea del sentimento che l’artista ci impone doverosamente di farlo venire fuori. 

Lidice  J
 

venerdì 11 ottobre 2013

Svincolarsi

In questa settimana ho riflettuto sulla possibilità di essere liberi, che noi stessi per primi spesso non ci diamo.
La mia riflessione era incentrata soprattutto sul mio progetto "NOTabù" e alla sensazione che anche questo, nel suo espandersi ed esaurirsi, sia diventato un vincolo alla mia  espressività.
Quando ho iniziato a dipingere questa serie avevo i miei motivi, sentivo il bisogno di infrangere gli schemi del perbenismo, di dare risalto e pari dignità ad ogni parte del corpo umano. Questo bisogno lo sento tutt'ora, ma avendo in parte appagato questa necessità, è sorto n me anche il desiderio di dipingere altri soggetti che non possono far parte di NOTabù. 
MI SONO POSTA UN PROBLEMA. 
Ma il problema è inesistente. 
Devo diventare aguzzina di me stessa negandomi la libertà di esprimere attraverso la pittura ciò che più mi aggrada? NO.
NOTabù è un progetto al quale ho lavorato parecchio, posso permettermi di accantonarlo momentaneamente o definitivamente, l'arte deve fluire libera, senza condizionamenti esterni o interni.
Un nuovo progetto a tema libero è in arrivo, e come il vento che quando arriva spazza via ciò che non è più aggrappato, chiede spazio per insediarsi nella mia pittura.
Un progetto senza tema, senza schemi, senza nessun codice. 
Ancora non ho deciso quale sarà il nome di questa nuova serie di dipinti, troverò un titolo da cui si evinca che nessuna costrizione tematica sarà voncolante.

venerdì 4 ottobre 2013

NOtabù - NOtaboo


Il titolo del mio progetto dovrebbe spiegarsi da solo: No Tabù in arte, di nessun genere!
Dopo aver accantonato i volti e passato una stagione a dipingere "Esternazioni", ho sentito l'esigenza di applicare la libertà acquisita mediante l'astratto a nuove forme concrete, che non fossero ancora facce. Ho iniziato così a dipingere parti del corpo spesso considerate "proibite" od "oscene", ma possono essere considerate oscene parti del corpo atte alla riproduzione della specie umana?esiste l'osceno in arte? A mio parere no, esiste l'arte e questa può riprodurre qualsiasi soggetto, ed esistono i corpi nella loro interezza. Personalmente penso che solo un'occhio malevolo possa riscontrare della pornografia in questi miei lavori.

mercoledì 2 ottobre 2013

La gentilezza e altre riflessioni a ruota libera

Siamo gentili perchè lo siamo o perchè vogliamo essere amati? Oppure siamo gentili perchè ci è stato insegnato ad esserlo?
A volte penso che dovrei imparare ad essere più "stronza".
Sicuramente alcune persone pensano che lo sia già, forse per il mio carattere un po' "fumino" che mi fa indignare facilmente e che altrettanto facilmente mi fa dire ciò che penso fuori dai denti. Sta di fatto poi che se mi si chiede scusa o se si aspetta che mi passi sono buona come il pane.
A volte ho la sensazione di essere troppo compiacente, specie con gli estranei, troppo gentile...ma in fin dei conti, chi ti conosce? Perchè devo perdere il mio tempo con te? Non so nemmeno se sei interessato alla mia persona o se mi cerchi per un secondo fine, come il tipo che mi seguiva su Twitter perchè voleva farmi da modello, appena gli ho detto che ne avevo già uno ha smesso di seguirmi.
Ecco, proprio questo pensavo in questi giorni. Basta essere troppo disponibile o accomodante con chi non conosco. Perchè devo chattare con te sconosciuto anche dopo aver visto che non mi interessa ciò che dici se non trovo il tempo di fare una telefonata alla mia amica d'infanzia? La gentilezza ok, ti rispondo una volta, ma se ti dico che non amo chattare, e soprattutto se non ho nulla da dirti, stop, non mi stressare.
E a te, Perchè devo dare il mio numero di telefono? La messaggistica su facebook funziona benissimo per comunicarmi quando è arrivato quel prodotto che cerco...tu vuoi il mio telefono così poi mi chiedi di fare una dimostrazione a casa mia oppure mi vuoi trascinare a fare la venditrice con te... no, non sono malfidata, so come funzionano certe cose. E mi sento pure stronza a non darti il mio numero di cellulare...
MA PERCHè DIAVOLO DEVO ESSERE SEMPRE GENTILE? DOVE STA SCRITTO???!!!
Mi rendo conto che in questo post sto saltando di palo in frasca, anzi, sto andando a ruota libera come se mi sfogassi con la mia migliore amica, il problema è che a quest'ora la mia migliore amica è al lavoro, e quando torna a casa se parliamo al telefono c'è il bimbo che prende la cornetta e si inserisce nella conversazione e non c'è verso di finire un discorso...e allora cosa mi resta? Sfogarmi sul blog!
Ma torniamo all'inizio.
Tendenzialmente credo di essere gentile perchè credo nella civile convivenza, nel rispetto degli altri, nel potere di un sorriso o di una parola detta invece che tenuta tra i denti...certo aggiudicarmi anche l'affetto altrui non mi fa schifo.
Sicuramente la mia non è una gentilezza affettata, viene dal cuore.
Però se vedo che è mal riposta, che davanti a me c'è un approfittatore, un furbetto, un maleducato, oppure un ottuso o indifferente alla mia persona faccio anche presto a mutare la gentilezza in sarcasmo o in altrettanta indifferenza. Il guaio è che comunque ci rimango male.
Bene, credo di aver fatto un panegirico...soprattutto spero di non essere fraintesa dalle persone con cui ho un rapporto meramente internettiano e con le quali voglio continuare ad avere scambi di idee o opinioni, il guaio è che SPESSO I MESSAGGI SUBLIMINALI NON VENGONO COLTI DA COLORO A CUI SONO DIRETTI E VENGONO RECEPITI DA COLORO CHE DOVREBBERO INGNORARLI! 
Questo è il guaio di mettere un messaggio in rete e chi lo legge lo legge.

sabato 27 luglio 2013

Il mio amico Sergio


Sergio Piccolotto è un amico dei tempi andati ma tuttora presente in modo virtuale. Quando ha visto i miei ultimi lavori (NO TABU) mi ha mandato queste considerazioni che io pubblico con molto piacere.

“L'origine du monde è un dipinto di Gustave Courbet del 1866. Esso rappresenta i genitali femminili con uno stile pittorico alquanto realista” (Wikipedia).
Alla fine del XIX secolo rappresentare con realismo l’invisibilità del sesso femminile rappresentava una potente spallata ai tabù consolidati.
La tradizione del nudo classico, in origine mirata a rappresentare il bello ideale, o l’atletismo come ideale  estetico maschile, ulteriormente raffinato dall’intellettualizzazione neoclassica, capace con Ingres di attutire il tono erotico persino nel rappresentare un harem, ben poco conservava di qualsiasi riferimento all’eros che non fosse solo mito.
Eppure, a distanza di secoli e di ribaltoni morali più o meno consapevoli, rappresentare la virilità come un totem estetico può essere in effetti ancora un balzo in avanti. O forse un ritorno ai monoliti propiziatori di una fertilità vissuta come dono e simbolo di vitalità. Ma il colore e la forma, quando sono anche la semplice materializzazione di una funzione che la natura realizza con una essenzialità sbalorditiva, possono ancora parlare al nostro istinto come una lingua che mal sopporta la forzosa traduzione di morale, filosofia o precetti.
E’ di nuovo, nella pittura di Monica Spicciani, una finestra in cui colore e rappresentazione non necessitano di alibi.



martedì 16 luglio 2013

Con le parole di Tristano (commento a "Tristano muore" di A.Tabucchi)


Sono arrivata in fondo a questo libro (e per fortuna oserei dire, visto che le ultime due pagine sono illuminanti)giusto perchè l'ha scritto Antonio Tabucchi, non me la sentivo di fargli un affronto abbandonandolo.
Questo monologo di un Tristano moribondo è pesante, logorroico, allucinato, caotico nel rimescolio di ricordi reali e sognati, difficoltoso da seguire per come è scritto (in questa narrazione mi ricorda molto Saramago)e per i vaneggiamenti dovuti alla morfina. Non c'è che dire: Bravo Tabucchi, hai reso perfettamente l'idea e sei riuscito a gettarci realmente accanto a quel capezzale.
Dopo questa premessa c'è comunque di positivo che ho incontrato dei concetti esposti così bene che solo quelli valevano la pena di aver letto questa storia. Ho trovato l'espressione di stati d'animo a me molto comuni ma per i quali non sono mai riuscita a trovare le parole giuste per farmi capire, per esprimerli. La paura della morte, quella che Tristano dice si provi una volta sola, è talmente ben esposta che ho sentito un tuffo allo stomaco riconoscendo immediatamente la sensazione e contraddicendo subito il narratore, no, c'è chi questa paura la prova molte volte anche durante la vita, non solo quando si arriva alla fine. Personalmente queste sensazioni le vivo da sempre, e non è che che il provare queste angosce mi fa da allenamento per soffrire meno quando si arriverà al dunque...no, è una sofferenza reiterata che nulla toglie a quella che verrà.
Ovviamente le citazioni saranno riferite proprio a questi passaggi che ho ritrovato così miei, così veri.
Finalmente ho trovato le parole per esprimere il mio sentire, e questo grazie al mio amato e faticoso Antonio Tabucchi.
"Mi riferivo alla sensazione di una nostalgia molto intensa, riprendeva Tristano...troppo intensa...devastante...ma non è propriamente nostalgia, è come uno struggimento spaventoso e astratto, perchè la nostalgia presuppone l'oggetto di cui si ha nostalgia, e per la verità non è che io abbia nostalgia delle immagini che all'improvviso si mettono a scorrere davanti ai miei occhi come una pellicola <...> insomma non è propriamente nostalgia, è come una vaga inquietudine che diventa anche una forma di paura, però mescolata a un senso di assurdità, e dentro questo senso di assurdità c'è un terrore intenso che mi annienta <...> e il mio corpo implode, sento un grande freddo, le mani e i piedi mi si gelano..."
" La vera paura è quando l'ora è fissata e sai che sarà inevitabile...è una strana paura, insolita, si prova solo una volta nella vita, e non si proverà mai più, è come una vertigine, come se si spalancasse una finestra sul niente, e lì il pensiero annega davvero, come se si annientasse. E' questa la vera paura... <...> Una bella morte...che sciocchezza, la morte non è mai bella, la morte è laida, sempre, è la negazione della vita...Dicono che la morte è un mistero, ma il fatto di essere esistito è un mistero maggiore, apparentemente è banale e invece è così misterioso..."
    

venerdì 28 giugno 2013

La nonna Piera

Oggi, 28 giugno 2013, sono 10 anni che è morta la nonna Piera. Sono tantissimi, sembra impossibile che manchi dalla mia vita già da così tanto tempo. Ma in effetti dalla mia vita non manca, è sempre presente come lo è sempre stata quando ero bambina. È presente in tutto ciò che mi ha lasciato di materiale e non. La mia adorata casetta in mezzo ai campi ce l'ho grazie a lei, anche al nonno  alla mamma, al  babbo e a mio marito certo, ma soprattutto grazie a lei che è stata l'anima di tutto questo.  
Mi ha sempre amata di un amore incondizionato e totale, pur nella sua ignoranza e semplicità ha sempre saputo dimostrarmi tutto il bene del mondo. 
Di tutti i miei morti forse è quella che mi manca di più, mi manca il modo in cui mi viziava,  in cui mi stressava telefonandomi tutti i giorni e chiedendomi sempre le stesse cose, mi manca Il suo modo buffo di storpiare i nomi,  le primizie dell'orto che erano sempre per" la bimba", l'uovo fresco, il the annegato nello zucchero, i maccheroni della domenica, le novelle raccontate quando ero malata, le "ratelline" nei capelli, il gesto di mandare a quel paese "burusconi" come lo chiamava lei, Il suo sguardo  malizioso di un celeste celestissimo e il suo viso cotto dal sole del  lavoro nei campi, lavoro che non si è mai risparmiata.
Tutto il lavoro che ha fatto lei con mio nonno è finito a me, ho la fortuna di godere dei frutti di questo lavoro instancabile, quando passeggio nel giardino e vedo gli alberi da frutto che hanno piantato loro mi sento in compagnia e sono grata. Penso che ogni persona dovrebbe avere la fortuna di una nonna così, forse con tanti difetti, sicuramente senza cultura ma che è stata capace di farmi sentire sempre amata.
Spesso mi lamento perchè insoddisfatta di ciò che mi circonda, delle cose che non vanno come vorrei, dei problemi di salute, delle frustrazioni artistiche… Ma se ci penso sono stata fortunata, fortunata di aver avuto due genitori che a modo loro mi hanno sempre voluto bene e fatto ciò che potevano per aiutarmi, dei nonni che mi hanno adorata e lasciato questi campi e la possibilita di farci una casa, di aver trovato al secondo round un marito che mi ama e mi rispetta e non mi fa mancare niente…e allora penso che va tutto bene, che la mia vita dovrebbe essere già felice così per aver trovato sul mio cammino queste persone.

Nella foto la nonna da giovane, è quella in piedi sopra le altre.

venerdì 31 maggio 2013

Samalugi è tornata: Fuorionda by Samalugi

TUTTI I PRODOTTI SAMALUGI SONO IN VENDITA AL NEGOZIO FUORIONDA A MONTECATINI TERME E ON-LINE
Chi mi segue sa che Samalugi è il nome d'arte che uso per le attività parallele a quella prettamente pittorica. Da anni coltivo il sogno di una linea di abbigliamento in stile samalugi e da anni produco pezzi unici per me e per gli amici, oltre alla collaborazione con Cinellistudio nel 2003.
Stavolta la collaborazione è con Fuorionda che proporrà una serie di T-Shirt e di scarpe Converse da me realizzate in pieno stile Samalugi.

Le Converse saranno tutti pezzi unici, ognuna creata dall'ispirazione del momento sempre nello stile che contraddistingue i miei lavori su stoffa, ovviamente dipinte a mano.


Ecco qua un'anteprima. A breve il resto della produzione.





Le t-Shirt saranno un mix tra la stampa dei miei dipinti e la pittura a mano, anche queste pezzi unici seppur possibile ripetere la stampa.







sabato 11 maggio 2013

Rossio

C’era e non c’è più.
Da un giorno all’altro, senza avvisare, senza potersi salutare, non c’è più.
I soliti “se” sterili che non cambiano le cose ormai irrimediabili, il bisogno quasi di trovarsi una colpa per non aver capito che quella era l’ultima volta che ti vedevo.
Era routine, era normale e non ricordo l’ultimo preciso istante in cui ti ho visto, in cui ti ho fatto una carezza. Ti ricordo nei mille atteggiamenti ripetitivi che ti contraddistinguevano, le zampe posteriori che mandavi in fuori quando correvi, il musetto che si affacciava dal tetto della veranda, le corse ad aprire la tua ciotolina personale dei croccantini dietetici ed il rumore del coperchio che ci faceva dire “Rossio sta mangiando” anche senza vederti,  le coccole che ti prendevi e molte altre cose che erano solo tue.
La tua presenza non cambiava la mia vita ma la rendeva più bella, come più bella la rendono gli altri gatti che sono rimasti con me, ognuno con le sue caratteristiche.
Adesso c’è solo la disperazione del non vederti più arrivare con la tua andatura goffa e del non poterti pensare vivo quando sono altrove da dove vivevi tu, del sapere che non ti vedrò più venirmi incontro quando arriverò alla Casa nel campo.
Col tempo resteranno solo i bei ricordi, adesso c’è la rabbia, il non accettare che ci hai lasciati troppo presto, ti volevamo ancora con noi, volevamo godere della tua compagnia.
Guardo la tua foto e piango, piango il mio dolore, piango la tua assenza, piango quell’auto maledetta che ti ha ucciso nella notte...chissà se si è fermata, se sei morto subito o se hai sofferto l’agonia da solo sul lato della strada. Non ti ho potuto nemmeno seppellire perchè chi ti ha trovato, non sapendo che farei,  ti ha buttato nell’immondizia.
Vorrei tanto averti ancora qui con noi, adesso è presto per godere di ciò che si è avuto senza soffrire per ciò che da te non avremo più.

martedì 16 aprile 2013

Considerazioni sui tempi dei libri e la morte

A volte penso che devo accumulare libri da leggere per scongiurare la morte. Finchè avrò libri da leggere non posso morire.  Non posso nemmeno andarmene lasciando una storia a metà...e così appena finito uno ne inizio un altro, quasi per rendermi immortale.
Un miscuglio tra sete di saggezza e voglia di aggrapparsi alla vita tramite le parole scritte.
Questa frenesia di lettura mi è venuta da due o tre anni...ripensandoci in concomitanza con il mio effettivo rischio di morte.
Piano piano ho accumulato libri su libri, ho voluto  crearmi un parco di possibilità di conoscenza e sono presa dalla frenesia di leggerli tutti, li vorrei assorbire e metabolizzare con ingordigia, quasi a voler rimediare agli anni in cui ho letto poco o male tenendo a dieta la mia mente.
Quando devo iniziarne uno nuovo li guardo, rivolgo loro una muta domanda...chi di voi vuole essere letto? Vorrei leggerli tutti il prima possibile e allo stesso tempo voglio averne sempre da parte tanti come per allontanare la morte.
 I libri mi parlano e si fanno scegliere. Spesso capita che uno che desideravo ardentemente si renda inadatto al momento o a me stessa, altre volte al contrario un libro che inizio quasi per fargli un piacere si rivela al di sopra delle mie aspettative regalandomi momenti di pura delizia.
C’è un momento ben preciso per leggere un libro, dobbiamo avere la fortuna di scegliere quel momento lì, nè prima nè dopo...e purtroppo non sempre accade che abbiamo questa sensibilità o che il libro gridi così forte da farsi sentire da noi.
Una storia letta adesso e che amo magari se l’avessi letta anni fa non l’avrei capita, o apprezzata poco, e viceversa.
I libri che amo particolarmente decido di tenerli, chissà che non mi venga voglia di rileggerli più avanti per vedere se cambiando il momento canbia anche la sensazione e la traccia su di me, gli altri li rimetto in giro per il mondo e tramite la loro cessione ne prendo di nuovi in cambio: è così che mi sono fatta una libreria sostanziosa, con il baratto. A dire il vero li compro anche, difficilmente entro in una libreria senza che qualcosa fatto di pagine mi rimanga attaccato alle mani.
Il mio grande rammarico è la mia scarsa memoria, l’incapacità di trattenere pensieri e concetti e poterli esplicare a mia volta e condividerli con gli altri. Spesso di un libro mi resta solo una sensazione o poco più, se dovessi raccontare cosa ho letto due settimane fa non ci riuscirei...il godimento si ferma al momento stesso in cui leggo, sottolineo, prendo appunti per i miei commenti (la mia memoria virtuale!), poi se ne voglio parlare mi risulta difficilissimo. La speranza, anzi, la certezza è che tutto ciò che leggo rimanga incamerato in qualche parte di me, pronto a venir fuori al bisogno, o semplicemente atto a costituire un humus culturale che si crea e si modifica a mia insaputa e che mi rende migliore ogni giorno di più.

LE MIE RECENSIONI SUI LIBRI LETTI

venerdì 12 aprile 2013

"Bah, o te che giri?"

Genitori anziani? Come avere figli piccoli...
Stamani mia madre mi chiama : "Senti, hai tempo oggi di farmi vedere su internet quell'albergo dove si va al mare col comune?"
"Ok mamma, vieni verso le tre, facciamo presto perchè  voglio dipingere oggi pomeriggio"
Pranzo, mi rilasso un po' in poltrona. Manca un quarto alle tre...che faccio? Va beh, cazzeggio un po' su twitter...tanto se mi metto a fare qualcosa poi arriva mamma e mi devo interrompere.
Sono le tre...ok ora arriva mamma.
Sono le tre e 10...chiamo mamma sul cellulare per sentire se è per la strada...non risponde...la chiamo a casa forse le è capitato un impiccio e non è ancora partita....non risponde...la richiamo al cellulare ...non risponde....
Provo a chiamare la signora che l'aiuta a pulire casa, forse è andata oggi da lei e si è dimenticata di dirmelo. 
No, la signora è casa sua e non sa nulla della mamma.
la richiamo al cellulare ...non risponde....la richiamo a casa...non risponde....
Chiamo i suoi amici che vanno a trovarla tutti i giorni per sapere se sono andati lì e l'hanno fatta tardare...
Non sono da lei ma hanno pensato di andarci più tardi per parlare delle vacanze al mare con il comune.
la richiamo al cellulare ...non risponde....la richiamo a casa...non risponde....
Ok, Panico. 
Comicio a vedere mia mamma caduta in terra che sente lo squillo del telefono e non può rispondere...oppure che ha perso conoscenza...
ok, mi vesto e vado a vedere.
Mi scapicollo per le scale e quando arrivo davanti casa sua te la trovo in giardino beata e serena che stende i panni.
Mi guarda stupita : "Bah, o te che giri?"
"Mamma io ti strozzo! Mi hai fatto prendere un colpo! Ma non dovevi venire alle tre a casa mia?"
"Uhhh...me lo sono scordata..."
"Ti ho chiamato mille volte!"
"ero qui, sai è venuta l'Anna a trovarmi, ci siamo messe qui fuori..."
Ovviamente il cellulare è abbandonato in casa chissà dove e il telefono di casa non lo sentiva.
Le ho dato un bacino, vista la paura che le fosse successo qualcosa non mi sono neanche arrabbiata con lei, contenta che si era scordata del nostro appuntamento sono rimontata in macchina e sono tornata a casa. 
Nel frattempo mi è venuto un bel mal di testa da tensione... sai che ispirazione ho adesso per dipingere...

martedì 9 aprile 2013

La volontà di farti sentire una "merda"

Spesso capita di incontrare gente in strada che ti chiede soldi, di firmare qualcosa (che poi dopo la firma ti chiede i soldi lo stesso) per qualsiasi causa, da qualsiasi parte...
Siamo bombardati da appelli per mandare sms solidali quando per questo e quando per quello. Ovviamente non si può aiutare tutti a meno che non si sia dei miliardari molto generosi.
credo che se ognuno scelgliesse una causa a sè confacente, che sente più vicina per motivi suoi sarebbe già qualcosa.
Personalmente quando posso aiuto ed ho aiutato, ma non è mia intenzione elencare qui ciò che di buono ho fatto, sarebbe di pessimo gusto e soprattutto non tutte le cose personali mi va di sbatterle sul blog, dico solo che se faccio un passo verso l'altro lo faccio sul sentiero che per me è più adatto.
Stamani sono uscita per una passeggiata e sono andata in centro dove per ben due volte sono stata "abbordata" da due aitanti giovanotti che stazionavano vicino ad un tavolino con scritto Unicef. Al secondo abbordaggio gli ho detto che già prima ero passata e che non era mia intenzione fermarmi ad ascoltarli al che il tipo mi ha risposto : " Ma a lei non importa nulla dei bambini?" Dire che lo avrei strozzato è poco. Con quale diritto tu vuoi farmi sentire una "merda" perchè non mi fermo davanti alle tue richieste?Cosa ne sai della mia vita? Avrei voluto rispondergli :"certo che m'importa dei bambini, come m'importa dei malati di cancro, dei malati di sclerosi multipla, malati di sla, dei malati di tutte la malattie più assurde e rare compresa quella per cui sono stata operata, m'importa dei cani e dei gatti randagi, del buco dell'ozono, delle razze a rischio di estinzione...m'importa del mondo intero, ma poichè non sono ricca cerco di fare del mio meglio aiutando chi nel mio piccolo ho scelto di aiutare"
Ma ovviamente non gli ho detto tutto questo.
Quella faccia di bronzo a mio parere non meritava una risposta del genere... L'ho semplicemente incenerito con lo sguardo e gli ho risposto " No, dei bambini non me ne frega nulla", ed ho continuato la mia passeggiata che doveva servire a distendermi i nervi.

domenica 24 marzo 2013

Quando le cose non accadono a caso

Periodicamente il mio ego artistico tocca il fondo: quando realizzo che per esporre le mie opere non c'è mai posto, quando mi accorgo che se avessi soldi da investire avrei molte più possibilità di farmi conoscere, quando vado ad una mostra di artisti affermati e cerco di capire la differenza tra loro e me.
A volte la fa da padrone uno spirito di ribellione nel quale mi sento ingiustamente messa da parte, altre invece prevale il pensiero di non valere abbastanza come artista. E' estremamente frustrantenon venire riconosciutA, non venire apprezzatA, perchè esporre le proprie opere è mettersi a nudo, e tutti vorremmo che il nostro corpo DENUDATO venisse ammirato per la sua bellezza e non ignorato o  considerato non all'altezza .
Ieri era uno di quei giorni in cui la frustrazione la faceva da padrona, l'ennesima volta in cui sei posta di fronte alla realtà dei fatti: non c'è posto per te! Ieri era uno di quei giorni in cui ti chiedi per chi dipingi, per chi ti metti davanti al cavalletto, per chi pubblichi le foto dei tuoi lavori, per chi twitti i tuoi pensieri, o per chi tieni aggiornato il tuo blog...e non venitemi a dire: lo fai per te stessa
No, lo fai perchè non ne puoi fare a meno, lo fai perchè hai bisogno di esternare la tua arte, perchè è il tuo modo per comunicare con il mondo...certo se il mondo non ti riconosce non ti puoi sentire bene, non puoi esserne felice.
Proprio ieri, quando per l'ennesima volta stavo pensando che evidentemente non sono così brava ad esprimermi con l'arte, quando pensavo che non sarò mai apprezzata ho aperto twitter ed ho letto questo:

Ogni tanto twitter serve a qualcosa.. Per esempio a scoprire artisti straordinari come

No, le cose non accadono a caso, e solo io so quanto bene mi ha fatto priprio ieri leggere questo tweet scritto da una giornalista che non ho mai avuto il piacere di conoscere. Grazie Serena.

martedì 29 gennaio 2013

Riflessioni sul mio approdo all'astratto

Approdo temporaneo vorrei precisare, perchè non si sa domani cosa si farà o cosa si penserà... oggi è così.
"Donne in pezzi" è stato un lavoro liberatorio, mediante il quale ho tirato fuori tutta la mia calma e la mia pazienza, dando vita ad opere in cui la tecnica la faceva da padrona, anche se spero che l'anima dei soggetti e della sottoscritta venisse fuori. Questo poter mostrare la tecnica mi ha resa libera dal giudizio, mi ha fatto sentire che finalmente, una volta dimostrato il valore tecnico ( ma a chi poi?) avrei potuto fare qualsiasi cosa. E così, apparentemente da un momento all'altro sono uscite le "Esternazioni", alcune pure altre impure (come le canaste sì!). Per Esternazioni pure intendo l'astratto vero e proprio, che non parte da nulla di reale, che non si rifà a niente di visto ma solo all'espressione interiore, al lasciare libera la mano sulla tela o la carta, libera di prendere i colori senza pensare a cosa fare con la testa ma usando solo l'istinto. Le esternazioni impure sono quelle in cui poi un po' ho ragionato ed ho deciso "a tavolino" alcune cose, dove ho inserito dei particolari reali seppur stilizzati.
C'è chi midi dice che sono in una fase di cambiamento, di passaggio e che questo non è ciò che farò...ma è sempre  una fase di passaggio! Siamo sempre in divenire e anche se usiamo un medesimo soggetto  il dipinto non sarà mai uguale nel corso degli anni, a meno che uno non voglia fare volontariamente una continua ripetizione di se stesso all'infinito (ammesso che ci riesca).
da cosa giudico che un'opera è finita o meno adesso che non c'è più una tecnica, un volto da rifare? Le guardo semplicemente, se mi sento appagata vuol dire che l'opera è finita, ma me lo deve comunicare lei! Una cosa importante c'è però da imparare: fermarsi in tempo.
a volte una  vocina maligna ti dice "non puoi fare due righe soltanto, cosa diranno? chi darà valore a due semplici righe?" Ma devo imparare a zittirla quella vocina, il valore è dato dal lavoro di anni che ci sta dietro e dall'emozione che deve provocare in chi guarda, sia essa una sola riga. Devo imparare a cambiare il metro di giudizio di me stessa e dei miei lavori, l'arte non va chili e nemmeno a metri.

venerdì 25 gennaio 2013

Amo la routine

Ma quanto è bella la routine, quella in cui i tuoi ritmi sono scanditi dalle cose che ami fare, le piccole cose. Andare a prendere il caffè nel tuo bar preferito, fare due passi, andare dai gatti a dar loro la pappa e le coccole, poi tornare a casa e coccolare gli altri gatti, pranzare, guardarti la telenovela portoghese, metterti al computer a rispondere alle email, fare un po' di baratto su zerorelativo, dire due cazzate o cose serie su twitter, mettersi a dipingere, poi magari fare un po' di yoga... poi prepari la cena, torna tuo marito, vi vomitate addosso la giornata, poi sulla poltrona a guardare qualcosa in tv, commentare e magari farci scappare anche qualche giochino al cellulare. Poi si va a nanna, si legge un bel libro e si dorme.  Magari ogni tanto ci infili qualcosa di diverso, un'incontro tra amici, una pizza, una mostra, una gita... Amo la routine, dove le cose che possono variare sono i libri che leggi, i quadri che fai, il cibo che mangi, ma dove i capisaldi sono fermi, dove ritrovi ogni girono le persone e le cose che ami. Mi ci sono voluti 40 anni per capire che la routine non è noiosa, anzi, ti da quella tranquillità giusta che ti permette di pensare a dipingere senza essere assillata da problemi più urgenti. Ma perchè allora arriva quell'angoscia di perdere tutto, di perdere chi ami, di perdere la tua vita calma? Perchè soffri in anticipo per un dolore che potrai avere in futuro?
Poi sei lì, in mezzo alla tua routine, quasi calma e quasi serena...e vieni scossa dal terremoto, la casa balla, i mobili ballano, i gatti che hai in casa scappano e tu ti angosci perchè pensi a come salvare te e loro se la casa crolla e gioisci al tempo stesso per chi è fuori da questo appartamento al terzo piano. E ti rendi conto che nessun posto è sicuro, nessuna routine è al sicuro dall'imprevisto, e il posto che credevi quello franco, quello dove tu e chi ami può star bene si può modificare in una tomba di macerie... E ti rendi conto che sei impotente, che non puoi salvare nessuno con la tua routine, che nessuno è al sicuro in nessun posto. E ti chiedi perchè a 40 anni ancora non hai imparato a vivere e ad accettare la vita per quel pozzo di imprevisti che è.

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