martedì 29 gennaio 2013

Riflessioni sul mio approdo all'astratto

Approdo temporaneo vorrei precisare, perchè non si sa domani cosa si farà o cosa si penserà... oggi è così.
"Donne in pezzi" è stato un lavoro liberatorio, mediante il quale ho tirato fuori tutta la mia calma e la mia pazienza, dando vita ad opere in cui la tecnica la faceva da padrona, anche se spero che l'anima dei soggetti e della sottoscritta venisse fuori. Questo poter mostrare la tecnica mi ha resa libera dal giudizio, mi ha fatto sentire che finalmente, una volta dimostrato il valore tecnico ( ma a chi poi?) avrei potuto fare qualsiasi cosa. E così, apparentemente da un momento all'altro sono uscite le "Esternazioni", alcune pure altre impure (come le canaste sì!). Per Esternazioni pure intendo l'astratto vero e proprio, che non parte da nulla di reale, che non si rifà a niente di visto ma solo all'espressione interiore, al lasciare libera la mano sulla tela o la carta, libera di prendere i colori senza pensare a cosa fare con la testa ma usando solo l'istinto. Le esternazioni impure sono quelle in cui poi un po' ho ragionato ed ho deciso "a tavolino" alcune cose, dove ho inserito dei particolari reali seppur stilizzati.
C'è chi midi dice che sono in una fase di cambiamento, di passaggio e che questo non è ciò che farò...ma è sempre  una fase di passaggio! Siamo sempre in divenire e anche se usiamo un medesimo soggetto  il dipinto non sarà mai uguale nel corso degli anni, a meno che uno non voglia fare volontariamente una continua ripetizione di se stesso all'infinito (ammesso che ci riesca).
da cosa giudico che un'opera è finita o meno adesso che non c'è più una tecnica, un volto da rifare? Le guardo semplicemente, se mi sento appagata vuol dire che l'opera è finita, ma me lo deve comunicare lei! Una cosa importante c'è però da imparare: fermarsi in tempo.
a volte una  vocina maligna ti dice "non puoi fare due righe soltanto, cosa diranno? chi darà valore a due semplici righe?" Ma devo imparare a zittirla quella vocina, il valore è dato dal lavoro di anni che ci sta dietro e dall'emozione che deve provocare in chi guarda, sia essa una sola riga. Devo imparare a cambiare il metro di giudizio di me stessa e dei miei lavori, l'arte non va chili e nemmeno a metri.

venerdì 25 gennaio 2013

Amo la routine

Ma quanto è bella la routine, quella in cui i tuoi ritmi sono scanditi dalle cose che ami fare, le piccole cose. Andare a prendere il caffè nel tuo bar preferito, fare due passi, andare dai gatti a dar loro la pappa e le coccole, poi tornare a casa e coccolare gli altri gatti, pranzare, guardarti la telenovela portoghese, metterti al computer a rispondere alle email, fare un po' di baratto su zerorelativo, dire due cazzate o cose serie su twitter, mettersi a dipingere, poi magari fare un po' di yoga... poi prepari la cena, torna tuo marito, vi vomitate addosso la giornata, poi sulla poltrona a guardare qualcosa in tv, commentare e magari farci scappare anche qualche giochino al cellulare. Poi si va a nanna, si legge un bel libro e si dorme.  Magari ogni tanto ci infili qualcosa di diverso, un'incontro tra amici, una pizza, una mostra, una gita... Amo la routine, dove le cose che possono variare sono i libri che leggi, i quadri che fai, il cibo che mangi, ma dove i capisaldi sono fermi, dove ritrovi ogni girono le persone e le cose che ami. Mi ci sono voluti 40 anni per capire che la routine non è noiosa, anzi, ti da quella tranquillità giusta che ti permette di pensare a dipingere senza essere assillata da problemi più urgenti. Ma perchè allora arriva quell'angoscia di perdere tutto, di perdere chi ami, di perdere la tua vita calma? Perchè soffri in anticipo per un dolore che potrai avere in futuro?
Poi sei lì, in mezzo alla tua routine, quasi calma e quasi serena...e vieni scossa dal terremoto, la casa balla, i mobili ballano, i gatti che hai in casa scappano e tu ti angosci perchè pensi a come salvare te e loro se la casa crolla e gioisci al tempo stesso per chi è fuori da questo appartamento al terzo piano. E ti rendi conto che nessun posto è sicuro, nessuna routine è al sicuro dall'imprevisto, e il posto che credevi quello franco, quello dove tu e chi ami può star bene si può modificare in una tomba di macerie... E ti rendi conto che sei impotente, che non puoi salvare nessuno con la tua routine, che nessuno è al sicuro in nessun posto. E ti chiedi perchè a 40 anni ancora non hai imparato a vivere e ad accettare la vita per quel pozzo di imprevisti che è.

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